Il Consiglio di Stato, riunito in Adunanza Plenaria ed in sede giurisdizionale, ha emesso un'Ordinanza, depositata il 9 marzo scorso, sul regolamento di competenza proposto in relazione alla vicenda del concorso siciliano.
La questione è nota: il CGA ha bloccato la rinnovazione del concorso secondo le procedure previste dalla legge 202 del dicembre scorso, in accoglimento di una richiesta cautelare presentata da due ricorrenti. Incidentalmente, ha sollevato una questione di legittimità costituzionale della legge, ma ha sospeso il dibattimento per consentire la notifica a tutti i controinteressati. Nelle more è stato presentato da numerosi dirigenti vincitori del concorso in questione un ricorso per regolamento di competenza, cioè per stabilire quale fosse la sede giurisdizionale competente a pronunciarsi sull'attuazione della legge 202 e sui provvedimenti conseguenti. Su questa richiesta si è pronunciato il Consiglio di Stato, in Adunanza Plenaria (stante che si trattava di regolare una questione di competenza fra organi di pari livello). La decisione è stata di esemplare chiarezza: sugli atti della Amministrazione Centrale la competenza è del TAR Lazio. In aggiunta, visto che un certo numero dei vincitori sono stati nominati e prestano servizio in altre regioni, esiste un motivo aggiuntivo per concludere che la materia è di interesse nazionale ed esula dall'ambito di cognizione del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Siciliana. Non è, ovviamente, una decisione nel merito: che dovrà appunto essere assunta dal Tar Lazio. Ma almeno ha il pregio di sottrarre la questione alla polarizzazione fin troppo accentuata che aveva finito con l'assumere nella sede che finora se ne era occupata. L'Anp - che ha sempre seguito con attenzione la vicenda e sostenuto le ragioni dei dirigenti, vittime incolpevoli di un conflitto dai contorni kafkiani - accoglie con soddisfazione le decisioni del Consiglio e si augura che il Tar Lazio si pronunci rapidamente nel merito, ristabilendo la giustizia sostanziale e la serenità nelle troppe scuole, siciliane e non, che da anni non riescono a lavorare in una condizione di ordinaria normalità.